In maniera molto intelligente, la Harvey evita di cadere nel cliché del disco cantautoriale per chitarra e ritmiche lente e banali; al contrario, affida le sue liriche, per le quali ha affermato di aver intrapreso un lungo studio e di essersi ispirata a Harold Pinter e a Thomas Stearns Eliot, a un’ampia varietà di registri musicali diversi. Se infatti in “Hanging In The Wire” e in “England” rivivono le atmosfere acustiche di “White Chalk”, la nuova verve politica si presenta in maniera sanguigna in “The Last Living Rose”, dove la cantante propone un inedito assolo di sax, nelle chitarre di “Bitter Branches” o nel primo, NickCave-ianissimo singolo “The Words That Maketh Murder”, tra ritmo trascinante e liriche d’effetto (“I’ve seen soldiers fall like lumps of meat / blown and shot out beyond belief / arms and legs were in the trees”).
L’ascolto prosegue verso l’ansiogena “The Glorious Land”, corredata da adunate militaresche e un cantato straziante, le reminescenze folk di “On Battleship Hill” e “In The Dark Places”, in cui sembra di sentire, lontana, la PJ di quel discone chiamato “To Bring You My Love”.
Ci piace la PJ impegnata politicamente. Devo dire che ho sempre fatto fatica ad interiorizzare i lavori di PJ ma questo mi ha catturato immediatamente. Anche se con un certo ritardo dall'uscita assicuratevi di ascoltare questo disco, difficilmente ne usciranno di così belli nel corso del 2011. Cdj
Me lo devo ancora ascoltare.
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